L’importanza di promuovere il territorio raccontando tradizioni ed eventi del luogo

Come detto varie volte, ma non mi stancherò mai di farlo, le strutture ricettive dovrebbero puntare sul raccontare il proprio territorio attraverso i loro contenuti online al fine di coinvolgere la community.

Sicuramente si tratta di una strategia “pragmatica”: da una parte si ha materiale per i propri contenuti, ma dall’altra si fa un’attività nobile che è quella di dare lustro al proprio territorio. Ma sempre parlando di pragmaticità, come si promuove il territorio? Come ti dissi tempo fa, portando alla luce la storia di persone che lo vivono, le quali rappresentano la peculiarità di un posto. Ne parlai in due articoli: “Promozione territoriale attraverso il racconto della scultura” e “Raccontare un hotel attraverso i luoghi” dove parlai rispettivamente dello scultore carpignanese Salvatore Rizzello e della mosaicista Stefania Bolognese.

Ovviamente il territorio è caratterizzato anche da altro come tradizioni ed eventi e la Festa te lu Mieru, di cui andrò a parlare in questo blog post, coniuga perfettamente i due aspetti.

Una persona però che arriva sul mio articolo potrebbe chiedersi come mai parlare di una “comunissima sagra di paese”. Bhè, non ti resta che continuare a leggere per scoprire che non è così.

Origine della madre di tutte le sagre: la Festa te lu Mieru

Dietro la nascita de La Festa te lu Mieru si cela una bellissima storia che, ancora oggi dopo quasi mezzo secolo, non tutti conoscono.

Nel 1974 arrivò a Carpignano, un paesino arretrato a circa 15 km dal mare, e la cui economia si basava principalmente sull’agricoltura, una compagnia teatrale danese, l’Odin Teatret. Il direttore della compagnia, Eugenio Barba, era alla ricerca di un luogo che potesse ospitare la sua tournée di formazione.

La sua scelta ricadde su Carpignano e per Barba fu un po’ un ritorno alle origini vista la sua provenienza pugliese. Ancora oggi, nonostante sia una persona estremamente discreta, lo si può vedere girare con la consorte sotto braccio per le vie del paese.

Torniamo però al 1974: dopo un primo periodo di studio formativo in solitaria, la compagnia di teatranti si aprì ai cittadini carpignanesi per socializzare e ringraziare per l’ospitalità ricevuta.

Barba e la compagnia decisero di organizzare uno spettacolo, ma come farsi pagare da delle persone che non sanno nemmeno dell’esistenza del teatro? Girovagando per il paese notarono che molti dei carpignanesi intonavano delle canzoni locali; chiesero dunque in cambio della loro messa in scena, al popolo di Carpignano che loro cantassero e ballassero le canzoni della tradizione popolare.

I carpignanesi furono entusiasti. A ogni spettacolo dell’Odin Teatret accorreva praticamente l’intero paese.

Da qui la nascita del baratto culturale in quanto si trattava di un vero e proprio scambio di ciò che ognuno di questi due popoli, così diversi culturalmente, aveva. Gli attori danesi portarono la loro formazione e la loro arte, i carpignanesi “offrirono”, per ringraziare l’Odin Teatret, le canzoni tramandate a loro dalle generazioni antecedenti e i loro piatti tipici preparati a casa, ma soprattutto il vino (“lu mieru”) visto che era anche periodo di vendemmia.

L’anno successivo, sull’onda dell’entusiasmo del 1974 creatosi tra il gruppo di Eugenio Barba e Carpignano, alcuni carpignanesi decisero che non dovesse andare perdute l’anima e l’essenza di questa festa.

Nacque così la voglia di alcuni carpignanesi di replicare questo evento. Molte pietanze venivano preparate nelle varie case: chi faceva la pitta di patate, le crocchette fritte, il falegname del paese, il quale, nel suo laboratorio, tagliava il pane necessario per la serata (con buona pace delle normative dell’hccp in vigore oggi). Anni dopo un gruppo di 10/15 persone decisero di prendere in mano l’organizzazione della festa fondando un comitato a essa dedicato.

Festa te lu Mieru e non solo

Anche tutto il “contorno” della Festa te lu mieru era vissuto con grande partecipazione: almeno una settimana prima si facevano “I rioni in gioco”, giochi come tiro alla fune, gincana, karaoke, gare con le bici per le vie del paese dove le diverse squadre erano composte dagli abitanti dei vari rioni carpignanesi. Se vi interessa, il 28, il 29 e il 30 agosto avranno luogo tra Carpignano e Serrano; sono stati ripristinati 6 anni fa coinvolgendo l’intera comunità.

Oltre ai giochi tra i rioni c’era: la “cuccagna”, veniva eseguita la domenica pomeriggio, l’ultimo giorno di festa, e consisteva nella formazione di varie squadre composte da 3/4 ragazzi che dovevano arrampicarsi su un palo ricoperto di grasso e dovevano arrivare in cima toccando i premi da buttare giù (di solito erano salami, formaggi, sedano, pane). Ormai desueta in quanto considerata a rischio per la sicurezza dei partecipanti.

Dal repertorio personale di Egidio Catullo

Un altro ricordo indelebile della Madre di tutte le sagre era legato alla “fòcara”, avveniva a ridosso della fine dell’ultima sera in cui venivano bruciati i pupazzi costruiti in cartapesta.

Dall’archivio personale di Egidio Catullo

L’altra versione della Festa te lu Mieru

Dall’archivio personale di Egidio Catullo

In questi giorni di fine agosto sono andata a trovare Egidio Catullo, carpignanese doc, che rappresenta una delle risorse più importanti per Carpignano. Non starò qui a elencare quanto il paese guadagni con lui in termini di valore aggiunto, perché andrei troppo fuori tema (anche se lo meriterebbe!). Sono stata da lui per farmi raccontare alcuni dettagli che mi sfuggono avendo vissuto la mia personale prima Festa te lu Mieru solo nel 1995.

Lui mi ha raccontato una storia che è un po’ diversa dalle versione “ufficiale” riguardo la nascita della sagra del vino; una storia molto più dettagliata e che dovrebbe essere quella “ufficiale”, anche se l’ufficialità è toccata alla storia che ho raccontato sopra. Di certo va detto che ciò che mi ha raccontato Egidio è la storia più dettagliata, su cui tornerò in futuro…

Egidio, la prima cosa che mi ha detto quando ci siamo incontrati, è stata: la prima Festa te lu Mieru è nata l’11 agosto 1974. In piazza, si giocava ogni giorno a carte a un gioco chiamato “Lu Patrunu”. Chi vinceva veniva appunto chiamato “patrunu” (in dialetto il padrone).

L’11 agosto del 1974 dunque si decise che chi avrebbe vinto sarebbe stato “lu patrunu te Carpignanu” e così si uscì da un contesto prettamente legato al gioco e si pensò di festeggiare questa decisione in piazza tra i presenti. Lui ricorda benissimo quel giorno perché fu presente e mi raccontava che ciascuno dei partecipanti portò da bere e da mangiare: chi del vino, chi le frise, chi pane e così via. Quell’evento fu definito “1° patrunu te Carpignano”. L’anno successivo venne poi chiamata Festa te lu Mieru. E i danesi (come noi locali abbiamo sempre chiamato gli attori dell’Odin Teatret) dunque? Egidio mi spiegava che loro furono fondamentali nella contaminazione di una cultura di un popolo che, fino a prima dell’incontro con la compagnia teatrale, erano di mentalità chiusa, diffidenti e che dopo aver trascorso l’estate insieme si aprirono all’altro e a qualcosa che non conoscevano (il teatro).

Un’altra curiosità legata all’Odin Teatret era che Eugenio Barba inizialmente avesse optato per Specchia, ma alla fine la scelta ricadde su Carpignano perché conosceva un carpignanese che gli propose come dimora in cui stare il palazzo ducale di Carpignano, dismesso ai tempi.

Conclusioni

Può dunque un piccolo paese del leccese avere eventi e tradizioni che possono essere “ghiotti” per i contenuti social per le nostre strutture ricettive? Assolutamente si, come si evince da questo articolo. Inoltre, se siete interessati a Carpignano o a come fare contenuti partendo da un luogo vi lascio gli articolo “Promozione territoriale attraverso il racconto della scultura” e “Raccontare un hotel attraverso i luoghi”

Per questo continuo a ripetere come un mantra che dobbiamo fare promozione territoriale, esaltando gli aspetti positivi con autenticità e cercando di fare rete con gli altri attori del territorio.

Mi presento…

sono Donatella Maniglio, blogger per passione, studiosa per vocazione. Porto su questi schemi il web marketing turistico spiegato facile agli albergatori alle prime armi e a tutti coloro che amano il turismo e la promozione territoriale etica e sostenibile.

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2 commenti su “La promozione del territorio attraverso il racconto delle tradizioni: la Festa te lu Mieru”

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