Storytelling attraverso i luoghi e chi li abita

In un altro articolo vi avevo già spiegato quanto fosse importante integrare in una comunicazione digitale di strutture ricettive l’importanza della promozione territoriale (clicca qui se non lo hai ancora letto).

Serve per:

  • Aiutarvi coi contenuti perché la vostra presenza social non può vivere solo di foto di camere e di colazioni per quanto belle possano essere;
  • I clienti scelgono prima la destinazione e successivamente dove alloggiare e con degli articoli ben fatti e in ottica SEO potreste essere intercettati da dei potenziali clienti (ovviamente in target con il vostro brand);
  • Ultimo, ma non per importanza: per una questione etica. Ai luoghi in cui viviamo dobbiamo tanto perché ci ospitano e ci donano i loro frutti, il minimo che possiamo fare è rendere loro omaggio e rispettarli consapevolmente.

Per saperne di più riguardo alla vostra presenza online, soprattutto se siete alle pime armi, vi consiglio questo mio articolo a riguardo.

I motivi per cui ancora non si ha una promozione adeguata del territorio

La mentalità di molti però, ancora oggi, non è solo legata a una questione di pigrizia mentale con cui si crede che “abbiamo sempre fatto così”, “tanto i mesi in cui siamo aperti occupiamo ugualmente”, ma anche e soprattutto perché molte strutture ricettive credono che, trovandosi in piccoli borghi, non abbiano nulla da offrire da un punto di vista di contenuti riguardo la promozione territoriale, sbagliando.

Una volta, durante una mia esperienza di docente di accoglienza turistica a dei ragazzi proveniente da vari paesini del Basso Salento, ho proposto loro di far finta di essere receptionist di una struttura situata proprio nel loro paese e che, davanti a degli ipotetici ospiti, dovevano dar loro consigli sulle attrazioni del proprio paese. La risposta arrivò immediatamente e lapidaria: “Prof, i nostri paesini non hanno nulla da offrire ai turisti!” Quanto si sbagliavano.

Dissi loro che anche la strada su cui camminiamo ha una storia da raccontare, basta saperla cercare. In quest’epoca poi fatta da Google e altri motori di ricerca qualcosa la si trova sempre. Per lo più qui nel Salento, terra di conquiste e invasori.

Difatti poi fecero egregiamente l’esercizio e dovetti bloccare alcuni degli studenti che non finivano più di raccontarmi peculiarità dei loro paesi.

Questo ovviamente vale per tutti. E gli albergatori e gli operatori del turismo hanno secondo me il dovere morale di promuovere la propria terra.

“Se nu te scerri mai delle radici ca tieni…” cantavano qualche anno fa i Sud Sound System, nota band musicale salentina.

Qui per leggere il mio articolo riguardo alla promozione territoriale e l’errore principale da non fare!

La storia di Salvatore Rizzello, noto scultore carpignanese

La storia di Salvatore Rizzello, noto scultore carpignanese

Oggi vi vorrei raccontare di Salvatore Rizzello, scultore originario di Carpignano, ma anche lui, grazie alla sua anima artistica, conosciuto a livello internazionale.

Salvatore, ha il nome niente di meno che del Creatore per antonomasia e che uno sia credente o meno, ha il destino scritto nel suo nome: crea, dà vita a opere e “oggetti”.

Erroneamente definisco anche lui artigiano e mi corregge subito con il suo modo di fare un po’ riflessivo non essendo di tantissime parole.

Mi fa entrare nel suo studio dove lavora la pietra, il marmo, ma anche e soprattutto il legno di ulivo. Ogni materia con cui lavora arriva in un momento di maturazione e consapevolezza, mi racconterà poi.

Inizia a 14 anni il suo percorso perché affascinato da sempre dall’arte. Ha infatti un bagaglio culturale di tutto rispetto; infatti inizia a parlarmi di vari scultori con una naturalezza tale come se stessimo decidendo cosa bere al bar.

La sua arte attraverso l’uso di vari materiali: la pietra leccese e il marmo

Lavora per molto tempo la pietra leccese, che già dal nome si può intuire faccia parte della cultura architettonica del leccese. Realizza varie sculture, ma si rende ben presto conto che non è una materia adatta da lavorare in quanto non essendo fatta di una sostanza che può durare per sempre (troppo friabile), si rende dunque conto che neanche le opere possono essere definite eterne.

Lavorerà anche il marmo che ovviamente ha una consistenza diversa per poi arrivare al legno di ulivo, anch’essa elemento distintivo del Salento.

Il racconto della sua arte attraverso l’utilizzo del legno di ulivo

L’approccio all’ulivo arriva dopo aver lavorato per un determinato periodo in un oleificio. Qui si rende conto che l’ulivo e il suo frutto, l’oliva, venivano sfruttati in modo poco sostenibile. “I lavoratori del frantoio prendevano senza dare nulla in cambio perché è stato sempre fatto così” mi spiega.

Alcuni tra i coltivatori erano troppo concentrati sul frutto e sul ricavo e poco sulla bellezza del territorio e ricchezza ambientale. Non si rendevano conto dell’impatto ambientale che questo sfruttamento non sostenibile aveva e ha sull’ulivo, non considerandolo un essere vivente, ma solo un mezzo per arrivare ad avere la sua essenza: l’olio.

Salvatore inizia a lavorare con l’ulivo e si rende conto che le venature che ha al suo interno sono uniche, esattamente come le impronte digitali degli uomini.

Fa esprimere la materia, trova un punto di incontro, costruisce un dialogo con la materia, non la piega al suo volere.

Da qui inizia a realizzare sculture in miniature applicabili al corpo e trova in queste opere una chiave per avvicinarsi alla gente e comincia a lavorare per strada, andando incontro alle persone perché questi “gioielli scultura” gli danno l’opportunità di conoscere e approcciarsi maggiormente alla gente comune.

A volte le persone capitava fossero intimorite dalle sue grandi sculture e invece quelle piccole aprono un nuovo modo per comunicare con loro. (E ogni tanto gli hanno anche dato l’opportunità poi di far conoscere altre sue opere più importanti).

Non crede nell’arte o negli artisti che si mettono sul piedistallo, non permettendo alle persone di avvicinarsi. Il bello è andare nei bar di paese e chiacchierare con chi capita senza distinzioni sociali, culturali o addirittura politiche.

Che cos’è l’arte secondo Salvatore Rizzello

Secondo il suo punto di vista l’arte e le opere non devono lasciare uno spettatore con dei punti esclamativi, bensì devono lasciare degli interrogativi.

L’arte è quel concetto, quella sensazione che non sempre 1+1 fa 2, ma a volte potrebbe fare anche 3!

È il regalo di un’emozione che non sempre è comprensibile.

Mi racconta di un Cristo in croce realizzato qualche anno fa che un contadino di Carpignano voleva acquistare a tutti i costi perché era rimasto affascinato da quest’opera, ma non riusciva a spiegare cosa lo avesse colpito. (Da qui il fatto che un’opera debba lasciarti degli interrogativi piuttosto che delle risposte…)

Dice che in questo mondo ha avuto poche soddisfazioni, ma buone.

Vivere quell’emozione che lo ripaga di delusioni e periodi di crisi. E va bene così perché l’arte è così, senza schemi e senza convenzioni.

Riconoscimenti per il suo lavoro da scultore

L’8 agosto, nella vicina Martano, in onore dei caduti nella miniera belga di Marcinelle in cui persero la vita 136 immigrati italiani, ha donato un’opera (“Labirinti emersi” realizzato in corten) alla popolazione martanese.

Mentre a fine agosto è stato a Francoforte, perché selezionato da uno dei più grandi Festival di arte che contano circa 3 milioni di presenze, dove ha portato la sua identità e la sua ricerca che vede protagonisti il legno d’ulivo e il corpo umano.

L’arte e il Salento

L’arte e il Salento

Ho iniziato a raccogliere queste testimonianze per dimostrare che è possibile raccontare un territorio attraverso chi lo abita. Perché il territorio è fatto di persone, ma anche le persone sono fatte di territorio. Anche questo è un chiaro esempio di promozione territoriale.

Basta vedere Stefania e Salvatore che, anche indirettamente, sono influenzati da dove vivono (nella storia artistica di entrambi si può vedere il chiaro riferimenti agli alberi di ulivo, peculiarità del Salento, anche se ora martoriati dalla xylella).

Consiglio per gli operatori turistici

Diamo voce ai nostri paesini, scaviamo in profondità per conoscere e portare alla ribalta, ciascuno con il proprio tone of voice della propria struttura ricettiva, la bellezza e l’autenticità di territori che ancora esistono, che ci ospitano e a cui dobbiamo dire grazie.

Ciao, sono Donatella…

Mi occupo di web marketing turistico e promozione territoriale etica. Proviamo insieme, dopo aver esaminato la tua struttura ricettiva, a fare un PED che possa includere contenuti riguardo la tua struttura, ma anche riguardo il territorio che ti ospita? Ricordiamoci che spesso gli ospiti scelgono prima la destinazione e poi la struttura alberghiera in cui soggiornare.

1 commento su “Promozione territoriale attraverso il racconto della scultura”

  1. Pingback: La promozione del territorio attraverso il racconto delle tradizioni: la Festa te lu Mieru - Donatella Maniglio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *