Cari albergatori, come mai in questo spazio stiamo parlando di south-working? Perché è un fenomeno che, volente o nolente, tocca il turismo ed è, forse, anche un’opportunità per diminuire un turismo di massa dando spazio a un nuovo fruitore: il nomade digitale!

Del fenomeno del south-working si è parlato in lungo e largo, ma credo che un approfondimento del perché le strutture alberghiere debbano sfruttarlo sia doveroso in quanto le informazioni si siano sicuramente sprecate. Perdersi dunque nei meandri di un eccesso di informazioni è estremamente facile.

Cerchiamo dunque di capire, step by step, i motivi per cui gli hotel e le strutture extra-alberghiere dovrebbero intercettare questo target per la propria struttura.

DALLA PANDEMIA ALL’OPPORTUNITÀ

Anche se sembra passato molto più tempo, due anni fa c’eravamo tutti quando il premier Conte in tv ci comunicava l’imminente chiusura di praticamente tutte le attività commerciali (ad eccetto di supermercati, ospedali, case di cura, farmacie) a causa della rapidità di diffusione del virus covid-19.

Eravamo senza parole davanti al tubo catodico a recepire e interpretare la gravità della situazione: dovevamo mantenere tutti la distanza per tutelarci e non contagiarci gli uni con gli altri.

Da qui la necessità di lavorare da remoto, da casa e non in ufficio per molti lavoratori di aziende a cui bastava un pc e una connessione.

DA SMART-WORKING AL SOUTH-WORKING

Poche settimane dopo essere stati costretti a lavorare da remoto, molti abitanti della Lombardia (regione che probabilmente ha vissuto la situazione più critica da inizio epidemia mondiale) hanno deciso di fare ritorno nelle loro regioni d’origine per paura di contagiarsi e perché, vista l’opportunità di lavorare da dove volevano, di fatto, lavorando da remoto, nessuno vietava loro di lavorare anche a centinaia di km di distanza.

DAL SOUTH-WORKING ALLE STRUTTURE ALBERGHIERE

Da qui si è diffusa la consapevolezza che molti lavoratori sentivano l’esigenza di cambiare ambiente, cercando piccoli borghi in contrapposizione alle grandi città e alla loro vita frenetica, ma continuando a lavorare e non venendo meno al loro lavoro, alla loro produttività e soprattutto al loro stipendio.

Ok, abbiamo riassunto brevemente come si sia arrivati al fenomeno del southworking.

SOUTHWORKING E HOTEL

Perché dunque interpellare le attività alberghiere ed extra-alberghiere?

Perché il south-working “accarezza”, per forza di cose, il turismo.

Ricordiamoci che non tutti i lavoratori da remoto arrivati nelle regioni meridionali sono effettivamente originari del Sud e hanno dunque una casa di proprietà in cui stare.

Le strutture hanno quindi una grossa opportunità di sfruttare questo evento portando nelle loro strutture un altro tipo di ospite: il lavoratore da remoto, a medio/lungo termine.

Altra cosa molto importante da non dimenticare è che molte strutture pugliesi sono stagionali, sono aperte al pubblico da marzo/aprile a settembre circa per poi riaprire i battenti l’anno successivo.

Perché non cercare di aprire anche nei mesi che di norma sono chiusi se riusciamo a far incrementare la domanda?

Qui un mio articolo su come aumentare le prenotazioni in bassa stagione.

 Veramente non vogliamo prendere in considerazione la possibilità di far soggiornare ospiti south-workers?

È normale che tutte le attività commerciali, anche quelle alberghiere, non possano campare d’aria. Di conseguenza dunque devono fare i conti e vedere se e quanto a loro convenga.

Ricordiamoci però che un albergo non è una sterile (passatemi il termine) azienda basata sul lucro. Per essere un’attività di successo deve mostrare il suo lato umano migliore, col sorriso, empatia, fondata sull’arte dell’accoglienza.

Attiviamo dunque delle strategie per ospitare queste persone nei nostri borghi dando loro la possibilità di portare la loro esperienza di vita, rendendoli parte di una comunità che potrebbero solo arricchire.

ELEMENTI ESSENZIALI PER LAVORATORI DA REMOTO

Ma perché questa condizione esista, ci devono essere degli elementi imprescindibili: fattori senza i quali una meta non viene scelta da un lavoratore da remoto.

Elementi che non possono assolutamente mancare se si decide di aprire le proprie porte anche al south-working:

  • Connessione wifi; ovviamente ben funzionante e che non dia problemi;
  • servizi come il trasporto pubblico, che permetta di andare facilmente da un posto all’altro senza creare disservizi;
  • Coworking, spazi di lavoro condivisi, occasioni di socializzare con altri professionisti, freelance, scambiando pensieri e pareri;
  • Musei, cinema, posti che sono senz’altro luoghi di aggregazione sociale;
  • Poste, banche, bancomat, indispensabili se si pensa di soggiornare in una località più di 2 settimane (il bancomat serve in ogni caso eh!).

Sono servizi indispensabili.

Abbiamo la possibilità concreta di invertire il fenomeno della fuga dei cervelli che ha visto tanti giovani talentuosi pugliesi andare via per un futuro più meritevole.

STRETEGIE DI MARKETING, SCONTISTICHE E CONVENZIONI DA APPLICARE

STRETEGIE DI MARKETING, SCONTISTICHE E CONVENZIONI DA APPLICARE

Ovviamente se si decide di fare un lavoro di marketing per intercettare questa fascia di pubblico, bisogna anche giocare su prezzi e offerte.

È impensabile credere di poter stabilire dei prezzi che verrebbero applicati a soggiorni brevi; su un periodo medio-lungo vanno applicati delle scontistiche.

Si potrebbe pensare a:

  • Maggiore sconto se maggiore sarà il tempo di permanenza;
  • Fare particolari convenzioni con locali e ristoranti se la vostra struttura non è dotata della cucina per il pranzo e la cena (ristoranti) e nemmeno per la colazione (bar caffetteria);
  • Cercare di fare rete anche con musei e cinema (in questo modo si fa rete con altri attori locali e si offre ai lavoratori da remoto ulteriori servizi);
  • Preparate un documento con tutte le attività commerciali della località, dove si trovano e anche nei paesi limitrofi se nel proprio qualcosa manca;
  • Organizzare quando arrivano, o dopo essersi rinfrescati, un “tour” del paese per sapere dove trovare i vari prodotti/servizi di cui necessitano.

Ho cercato di sintetizzare le cose indispensabili per uno south-worker e cose da non trascurare per una struttura se decide di intraprendere questa strada.

CONSIGLIO PER OPERATORI TURISTICI

Cari operatori turistici, apriamoci al nuovo. Studiamo questo fenomeno che in questo momento è all’apice della propria espressione. Facciamo indagini, ricerche di mercato.

Qui di seguiti vi fornisco link utili da consultare per saperne di più:

  • Il sito dell’Ass.ne South-working (associazione di promozione sociale che stimola e studia il fenomeno del lavoro agile da una sede diversa da quella del datore di lavoro o dell’azienda, in particolare dal Sud Italia e dalle aree marginalizzate;
  • il podcast della Travel Blogger e content creator Sabrina Barbante.

Ciao, sono Donatella, lavoro da anni nell’accoglienza turistica e ho lavorato per anni nella ristorazione e sono appassionata di web marketing turistico e promozione territoriale!

Credo che le strutture del Salento (alberghiere e ristorative) debbano intraprendere un processo di digitalizzazione per poter esprimere tutto il loro potenziale e la loro autentica bellezza.

Posso aiutarti analizzando il tuo livello di digitalizzazione e capire che tipo di percorso intraprendere, aiutandoti a trovare il professionista che possa fare al caso tuo!

Ricordati che il primo passo per una giusta consapevolezza è analizzare la tua presenza online.

1 commento su “Strutture alberghiere e south working: sinergie e opportunità”

  1. Pingback: Perché non mandare la newsletter di Natale se sei un hotel - Donatella Maniglio

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