Com’è strutturata la campagna turistica “Open to meraviglia” realizzata dal Ministero del Turismo e da Enit

 Il 21 aprile è stata presentata la nuova campagna di promozione dell’Italia nel mondo.

La protagonista di questa campagna realizzata dall’Enit e dal Ministero del Turismo è, udite udite, la Venere di Sandro Botticelli.

È una promozione che, come si legge sul sito del Ministero del turismo, spalanca le porte al mondo presentando la propria italianità e il nostro modo di fare accoglienza.

È stata “ingaggiata” la Venere di Botticelli in quanto simbolo del Rinascimento e quindi come allegoria di rinascita e rinnovamento del comparto turistico dopo la chiusura dovuta alla pandemia e grazie ai dati incoraggianti che danno l’Italia come secondo Paese più visitato nel mondo.

Venere viaggerà tra le bellezze principali del Bel Paese, ma non solo: attraverserà anche i piccoli borghi toccando i comparti dell’enogastronomia, ma soprattutto dell’arte. Inoltre, la virtual influencer passerà dai comuni che decideranno di aderire alla campagna digitale e tutto ciò potrà essere seguito attraverso i profili social di Venere @venereitalia23, Italia.it e altre piattaforme social.

Inoltre, per realizzare questa campagna, è stato chiamato il Gruppo Armando Testa.

E, dulcis in fundo, l’intera campagna avrà un costo complessivo di 9 milioni di euro.

La Venere di Botticelli e quella “strana” somiglianza con Chiara Ferragni

Com’è stato possibile “usare” la protagonista di un famosissimo quadro del pittore italiano vissuto nella seconda metà del 1400? Non solo UMANIZZANDOLA, ma facendola diventare una virtual influencer.

È impossibile non pensare a Chiara Ferragni per alcune delle foto usate.

Forse qualcuno non se lo ricorderà, ma nel post-pandemico fu proprio la nota influencer ad essere invitata ad alcune mostre e musei (la prima fu agli Uffizi); luoghi che hanno poi fatto il pieno nel periodo successivo di visite. Che la Ferragni trasformi in oro praticamente tutto ciò che tocchi non è una novità, però lei ci è arrivata con il tempo ad avere il seguito che ha. Ha dimostrato competenze nel suo settore, ma soprattutto ha costruito negli anni un personal brand che le permette di fare quello che fa.

La Venere dei giorni nostri non gode, ahimè, di questa reputazione online, ma anzi, sta creando ilarità nel web.

Il motivo della scelta di Venere influencer come protagonista per la campagna secondo me

Credo personalmente che il lavoro fatto dalla Ferragni, ma forse meglio dire dai Ferragnez se consideriamo anche il marito, ha fatto, nei primi tempi post-pandemici, sgranare gli occhi anche ai più scettici nei loro confronti. Nessuno forse inizialmente credeva che la fashion blogger, che da sempre si occupa di moda, potesse avere questa credibilità coniugata al mondo dell’arte.

Da questa deduzione credo che i realizzatori della campagna “Open to meraviglia” hanno creduto possibile prendere la Venere di Botticelli e trasformarla in una (virtual) influencer dei giorni nostri. Sia chiaro, ho minimizzato l’analisi di questa scelta però credo che sia una deduzione abbastanza ovvia.

Se invece della Venere – influencer di Botticelli, fossi interessato a capire come poter collaborare con una vera influencer, ti consiglio il mio articolo a riguardo “L’influencer per piccole strutture ricettive”.

Analizziamo la virtual influencer Venere della campagna della promozione turistica dell’Italia

Ma cosa vuol dire renderla influencer? Le sue forme fisiche sono state “normalizzate” agli standard attuali (alla faccia della bellezza di ogni fisico diverso, meglio ricrearla secondo un corpo taglia 40!)

Inoltre, esistono varie foto della campagna in cui è vestita secondo la moda degli anni nostri. Ha il cellulare in mano e la postura è “da selfie” o comunque pose instagrammabili.

Analisi del claim di “Open to Meraviglia” ed errori evitabili

La campagna si chiama “Open to meraviglia” un titolo che è un mix di italiano e inglese. Ne avevamo bisogno? Veramente non si poteva partorire qualche idea migliore? Tra l’altro suona malissimo.

Inoltre, pare che il dominio di questa campagna non sia stato neanche registrato e lo abbia fatto, al volo, un’agenzia di marketing. Inutile dirvi, in termini di pubblicità gratuita che ne sta anche acquistando grazie a questa genialata come potete notare dalla foto sopra.

Per costruire l’immagine principale di Venere hanno preso una foto stock su shutterstock (La 1908472645), l’hanno ribaltata e inserito sulla maglietta il logo della campagna, ovvero la faccia di Venere messa al posto del volto della modella della foto originale. (fonte: instagram @tlon.it)

Su alcuni social i nickname non sono stati registrati, come ad esempio su Twitter.

Qual è lo scopo di questa campagna internazionale per l’Italia nel mondo?

Credo che l’intento sia abbastanza evidente: fare colpo sulle Generazioni Z, come se questa fascia di giovani fosse un gruppo di stolti capaci solo a fare quello che vien suggerito loro dagli influencer, che non hanno una testa pensante, ma anzi bisogna imboccar loro stili, gusti e arte. Giovani ragazzi su cui fare colpo solo a suon di aperitivi e selfie. Come se la Gen Z non fosse fatta di ragazzi che studiano, lavorano, utenti digitali consapevoli, viaggiatori che stanno formando il loro spiccato senso critico. Continuare a crederli come degli incapaci non aiuterà nessuno.

Conclusioni… per ora!

Credo che si tratti di una campagna sulla promozione territoriale deludente sotto diversi aspetti onestamente: non riescono a mettere al centro il prodotto che è il territorio, sicuramente vasto e sicuramente da capire quali elementi attrattivi da inserire nella campagna.

Poi da cittadina di un piccolo paese direi basta con il rappresentare principalmente il Colosseo di Roma, i canali di Venezia, le 5 terre della Liguria. L’Italia è molto altro, molto di più: sfumature che non sono contenute nel video introduttivo della campagna organizzata dal Ministero del Turismo e dall’Enit.

Il periodo post-pandemico ci ha regalato una nuova consapevolezza: la bellezza di rappresentare quella parte di Italia nascosta e poco visitata (e di conseguenza poco affollata) che definiamo con il termine inglese di Undertourism.

Ho anche scritto un articolo tempo fa riguardo la promozione territoriale e ai piccoli borghi.

Esistono aziende che hanno promosso il loro prodotto con sullo fondo il territorio originario e che sono riusciti nel loro intento di dare risalto al prodotto, ma anche il territorio emozionando con uno storytelling fatto a regola d’arte.

Se clicchi su questo link troverai il video della campagna pubblicitaria della pasta Voiello girato con lo chef Cannavacciuolo, qui invece il video della pubblicità dell’amaro Averna che racchiude in un minuto la bellezza e il fascino della Sicilia.

Aggiornamenti di “Open to meraviglia” al 23 agosto 2023

Qualche mese fa ne avevamo sentito parlare, avrebbe dovuto stupirci, chi ha partorito l’idea non ha controbattuto, convinti, che sarebbe stata la campagna promozionale a smentire gli scettici.

Ed invece…eccoci qui a chiederci che fine abbia fatto la virtual Influencer Venere, letteralmente sparita dai radar. E sui social parte l’ironia.

Facciamo però un piccolo passetto indietro: la campagna promozionale “Open to meraviglia”, eseguita e ideata dal gruppo Armando Testa, ma voluta fortemente dalla Ministra del Turismo Daniela Santanchè e da Enit, nasce qualche mese fa con l’intento di far conoscere le meraviglie dell’Italia incrementando il turismo online e offline, soprattutto all’estero. Una promozione costata nel complesso 9 milioni di euro.

Analizziamo i profili social di Venere dopo qualche mese

Spulciando spesso i social, quello che più è risultato evidente è l’aver promosso luoghi che, in realtà, non necessitassero di pubblicità. Chi non conosceva già Taormina, la costiera amalfitana o Napoli? Dai…

Questa sarebbe dovuta essere l’occasione per promuovere paesi, città o regioni meno conosciuti che, grazie al turismo, sarebbero (ri)nascere da un punto di vista turistico.

Un altro aspetto negativo è stato che, per una campagna del genere, fatta soprattutto attraverso i canali social, non ci fosse un community manager in grado di curare le interazioni degli utenti. Anni fa feci un corso per conoscere le basi di social come Facebook e Instagram e vi posso garantire che, se non si interviene in tempo reale, i commenti potrebbero prendere una piega tale da rendere dannoso tutto il contenuto studiato e pubblicato.

Ecco alcuni commenti:

Venere che solo questa settimana ha perso oltre 3500 fake follower, poesia 💖🎻

Venere ti prego…posta qualcosa…ho bisogno di leggere altri commenti😭

Ottimo! Capri all’estero non la conoscono! Grazie per promuovere queste perle nascoste invece del solito stereotipo italiano dell’estate in costiera che porta solo ad un sovraccarico delle strutture che si trovano sempre impreparate di fronte alla mole di turisti.

Questi sono i primi tre che ho visto, ma ovviamente ce n’è una miriade.

Parliamo poi del visual storytelling. Ho pubblicato la foto dell’ultimo post di Venere a Taormina e nel carosello appare questa foto con le brioche e le granite che fluttuano/galleggiano…nel mare? Nell’aria?

Conclusioni…ma chi lo sa se siamo giunti veramente a esse!

La virtual Influencer Venere e il turismo elitario

Che cosa è il turismo elitario

Per chi non lo sapesse, il turismo elitario è quel tipo di turismo che non è alla portata di tutti, ma è rivolto alle classi sociali più abbienti. Non c’è assolutamente nulla di male; negli ultimi anni ho visto strutture ricettive e ristorative nel Salento cambiare per adeguarsi al target di turista alto-spendente. C’è sempre stato e continuerà a esserci.

Il target di questa campagna però non era questo tipo di turista, ma pubblicare in luoghi dove solitamente vanno vip e influencer e postando la foto di Venere alle prese con mazze e pallina da golf, non mi dà l’impressione dell’accessibilità, ecco. È risaputo che il golf sia uno sport caro per le attrezzature necessarie e per l’abbonamento a un campo da golf.

Questa campagna ha fatto ciò che tutti gli addetti ai lavori, ma anche i non addetti, si aspettavano: acqua da tutte le parti!

Sono solitamente una persona che non ama le critiche non costruttive, quindi, anche qui cerco di essere propositiva e di trasformare le crisi in opportunità.

3 piccoli consigli (non richiesti) a chi ha ideato e realizzato la campagna Open to meraviglia

  • Investite, fate ancora in tempo, in giovani talentuosi e specializzati in marketing e turismo promozionale che prendano in mano la campagna;
  • Ingaggiate travel influencer per regioni che potrebbero far scoprire a Venere territori meno conosciuti (ovviamente mi riferisco a luoghi che possono sopportare flussi turistici);
  • Chiedete scusa e ammettete che avete fallito. Può accadere a tutti.

7 commenti su “Campagna di promozione turistica dell’Italia “Open to meraviglia”: analizziamola insieme”

  1. Pingback: Occasioni mancate nella campagna Open to meraviglia - Donatella Maniglio

  2. Premetto che sono stata una di quelle che ha attaccato l’idea di Open Meraviglia e l’ho pure parodiata. Se vuoi sapere che fine ha fatto questa campagna, basta andare a vedere lo spot tv di EasyJet. Hanno fatto uscire la Gioconda dal Museo e l’hanno fatta andare in spiaggia, hanno messo su un’auto decapottabile la Ragazza con l’Orecchino di Vermer, e così via.
    Devo dire che questa volta non mi ha indignato, ma l’ho trovata un’idea carina. Forse ci si abitua a tutto. E la seconda volta ci si scandalizza meno.

    1. Grazie mille Raffaella. Potrebbe assolutamente essere come dici tu. Sarà che, non essendo partita col migliore dei presupposti, sono ormai piena di pregiudizi (sbagliando). Andrò a vedermi la pubblicità che dici tu e ti farò sapere, grazie.

  3. Ma un bel blog post dei tuoi sul turismo elitario? Io lo aspetto!!
    Continuo ad aggiornarmi sulla campagna solo dal tuo blog!

    1. Ciao Sabri, grazie per l’input! Sicuramente arriverà molto presto un approfondimento sul turismo elitario! Grazie per la fiducia. Per come si sta evolvendo la situazione riguardo Open to meraviglia credo che avremo ulteriori aggiornamenti ahinoi e io sarò qui a scriverne.

  4. In effetti devo dire che inconsapevolmente le pubblicità di bevande e alimenti mi hanno trasmesso ed insegnato molto sulle località in cui vengono prodotti. Vedi anche la pubblicità della birra Ichnusa (spero si scriva così) è un’esplosione di Sardegna. Vengono paradossalmente messe più in risalto le origini del prodotto che il prodotto in sé, eppure funzionano!

    1. Ciao Laura, grazie per il tuo commento. Assolutamente si, credo facciano uno storytelling molto efficace. Spiegano talmente bene tutto, a partire dalle origini del prodotto, che anche se uno non beve birra, vien voglia di acquistare una bottiglia di Ichnusa.

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